BIGLIETTI PORTISHEAD

I Portished in concerto in Italia! La band capostipite del trip hop britannico è tra le icone del cosiddetto Bristol sound. Sin dal 1994, anno di pubblicazione di Dummy, i Portishead hanno raccolto attorno alla loro musica un larghissimo consenso, attirando un pubblico numeroso e appassionato. Nati dalla collaborazione artistica tra la cantante Beth Gibbons e il musicista Geoff Barrow (già collaboratore di Tricky e Massive Attack), la band inglese ha pubblicato tre studio album e due compilation.
Il nuovo tour internazionale dei Portishead prevede due tappe in Italia. La prima il 26 giugno al Castello Scaligero di Villafranca di Verona, la seconda il 27 giugno all'Ippodromo Le Capannelle di Roma. Due concerti attesissimi dai tanti fan italiani della band che non vedono l'ora di gustarsi uno spettacolo di suoni sempre innovativo e all'avanguardia.

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Portishead
A metà degli anni ’80 a Bristol, piccola cittadina a due ore di treno da Londra, iniziarono a riunirsi rappers, dj, writer, ballerini e producers per suonare nelle cantine dei sobborghi della città. Alcuni di loro, più tardi, diventeranno delle leggende della musica; come i Massive Attack che nel 1990 crearono un collettivo e l’anno seguente pubblicarono il loro primo album, “Blue lines”. Il sound dei Massive Attack è sperimentale: spazia dall’ hip hop al soul, dal funk al raggae, passa per l’elettronica, l’acid jazz e la soundtrack music. A tutto questo viene dato un nome, Bristol Sound o meglio noto come Trip-hop; che in quegli anni sarà la risposta alla techno tanto in voga. Il trip-hop è un nome evocativo: musiche atmosferiche, da viaggio- quindi trip- e beat hip-hop e house rallentati per ottenere un effetto più onirico. Una musica sicuramente coinvolgente, dal punto di vista cerebrale; eppure ha un forte impatto anche sul fisico perché i bassi dub arrivano fin dentro lo stomaco. Date le premesse, Bristol diventa il centro nevralgico della musica sperimentale inglese. Uno dei collaboratori dei Massive Attack è Geoff Barrow. Barrow scrive basi hip-hop e ha un debole per le colonne sonore di John Barry e Bernard Herrmann, per la disco di Moroder, per il beat-jazz dei A tribe called quest e l’hammond-soul di Isaac Hayes. Barrow si fa conoscere come remix producer, collaborando con i Primal Scream, Paul Weller e Depeche Mode. In studio di registrazione incontra Beth Gibbons; cantante soul con una predilezione per Billie Holiday, Janis Joplin e Elizabeth Fraser. Da questo incontro nascono i Portishead, progetto artistico che va oltre la musica: dalla grafica minimale che coinvolge le copertine degli album, ai videoclip, all’approccio ritroso con il mondo esterno. Il nome Portishead viene ripreso dall’omonima cittadina vicino Bristol, da dove provengono Barrow e Gibbons. Il duo si mette subito alla prova con un cortometraggio i b/w, “To kill a dead man”. Oltre a recitare in questo omaggio agli spy-movie degli anni ’60, Barrow e Gibbons, ne curano anche la colonna sonora, che “salta all’orecchio” delle Go! Beat. Nell’autunno del 1994 esce il loro primo disco d’esordio, a cui partecipano Dave McDonald ( ingegnere del suono, batterista e drum machiner) e il chitarrista jazz Adrian Utley.
DUMMY (1994) Sulla copertina di “Dummy” campeggia una “P” in formato gigante, che accompagnerà tutte le produzioni della band. Per questo album l’idea di Barrow è quella di rielaborare le colonne sonore di vecchi film noir e mescolarle ai suoni che caratterizzano il trip-hop; il tutto accompagnato dalla voce virtuosa di Beth Gibbons. Vengono pubblicati i singoli: “Glory Box”, “Mysterons”, e “Sour Times”.
PORTISHEAD (1997) Il secondo disco nasce con l’intento di essere più ricercato e raffinato, rispetto all’album di debutto. C’è una propensione maggiore verso l’hip-hop e i sample vengono incisi su vinile da Utley. Restano fedeli all’uso delle chitarre e degli archi. Le canzoni sono più melodiche rispetto a “Dummy”, ma restano ancorate allo scenario cinematografico; questa volta viene scelta la fantascienza anni ’50. I singoli che vengono messi in commercio sono: “Cowboys”, “All Mine”, “Humming”.
Il 24 luglio 1997, la band inglese parte per il tour americano e una delle tappe più significative è quella di NY, dove i Portishead si esibiscono al Roseland Ballroom. Lo show si caratterizza anche per l’impatto scenografico: un’orchestra di 33 elementi e una sezione di fiati, accompagnano la Gibbons che canta sempre con gli occhi chiusi, con una sigaretta in mano e rannicchiata su se stessa, come se dovesse proteggersi dall’impatto con il pubblico- un’altra testimonianza della ritrosia e del mondo parallelo ed isolato in cui vivono i Portishead- .
LIVE IN ROSELAND NEW YORK (1998) E’ l’album che raccoglie questo memorabile live. Proprio dopo un’esperienza così epica, il gruppo si prende una pausa e si ritira dalle scene per un decennio.
THIRD (2008) E’ “Third”ad interrompere il silenzio decennale. Questa volta la voce della Gibbons viene accompagnata da suoni più lugubri, provenienti dalla dark industriale. Nel nuovo album i Portishead cambiano mood anche nella stessa canzone e vengono così incise, “The Ripsmall”, “Deep Water”, “Nylon Smile” e “Machine Gun”. Quello che caratterizza e incanta dei Portishead è il loro saper fare musica con strumenti moderni, ma che richiamano alla mente ricordi antichi e atavici; è questa mescolanza e sintesi perfetta tra passato e futuro.
Si spera che per ascoltare il quarto album, la band inglese non ci faccia attendere altri dieci anni.
a cura di Alessandra Pompa
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